
Quando l’ARTE incontraincontra la MODA:MODA: il SURREALISMO di SCHIAPARELLI & Co Co
SCRITTO DA GINEVRA FALCIANI
La moda per l’autunno/inverno 2023/24 celebra un ritorno agli anni Venti, quando Dalì e gli altri surrealisti creavano scalpore.
Al di sopra della realtà. Possiamo usare queste parole per dare forma alle teorie del surrealismo, il noto movimento artistico nato in Francia nel 1924 e tanto amato ancora oggi dagli stilisti contemporanei. Il motivo? Forse risiede proprio nella forte esigenza – oggi come allora – di dare un senso profondo alla produzione artistica. L’elemento del pensiero surrealista, infatti, aveva la volontà di esprimere attraverso l’arte le manifestazioni del subconscio: un rigetto della logica umana e delle restrizioni della civiltà a favore di una totale libertà di espressione. Il surrealismo utilizzava la fantasia, il sogno, l’irrazionalità, la follia e l’allucinazione nella creazione di opere d’arte, mescolando il logico con l’irrazionale. E la moda, oggi, procede su questa stessa linea.
Schiaparelli, il brand più desiderato dalle celebrities americane, ha molto in comune con questo movimento artistico: la fondatrice Elsa aveva un legame molto stretto con il surrealismo, conosceva e aveva stretto amicizie profonde con grandi artisti come Jean Cocteau, Christian Bérard e soprattutto Salvador Dalì. Con quest’ultimo in particolare, Elsa collaborò anche per la creazione di moltissimi capi, come i tailleur con tasche caratterizzati dalla presenza di bocche femminili, borse a forma di telefono, abiti da sera raffiguranti dipinti di grandi aragoste, l’iconico “Shoe hat”, ovvero un cappello a forma di scarpa. I due realizzarono insieme anche lo “Skeleton dress”, ripreso poi da molti, tra cui Alexander McQueen e Christian Lacroix.
L’aragosta in particolare è un simbolo dell’opera artistica di Dalì, che la definiva un’emblema del piacere femminile e maschile. Rappresentazione che si trasformò in un vero e proprio manifesto femminista quando la duchessa di Windsor indossò il “Lobster dress” che raffigurava proprio questo crostaceo dal significato volutamente erotico. E così anche per Elsa il movimento rappresentava la stravaganza, l’egocentrismo, l’esuberanza. L’arte ha avuto sin da subito un ruolo fondamentale nel suo atto creativo.
Oggi come allora la maison francese, guidata dal 2019 Daniel Roseberry, guarda all’arte.
Lo stilista ha tratto ispirazione più volte dal ricco archivio ma anche dal libro di Marisa Berenson, nipote di Elsa e modella. Nella sfilata autunno/inverno 2023/24, Roseberry ha reinterpretato l’universo della fondatrice, cercando di declinare il fascino del surrealismo in un’eleganza quotidiana. I motivi iconici della collezione? Grandi bottoni dorati a forma di serrature e reggiseni a forma di cono. Il capo che ha riscosso maggior successo è stato però un abito in velluto con occhi, naso e bocca dorati. Per non parlare delle calzature con dettagli assolutamente eye-catching. Tra queste vi segnaliamo le décolleté con il dettaglio della serratura in oro (acquistabili solo da Bergdorf a New York, Harrod’s a Londra e Neiman Marcus a Los Angeles e Dallas).
Per la primavera 2024 , invece, Roseberry ha costruito l’identità prêt-à-porter abbracciando la “follia dell’approccio di Elsa”. Da qui le grandi collane di aragoste e granchi riproposte, oltre a maxi orecchini raffiguranti conchiglie.
Ma le contaminazioni dal surrealismo non finiscono qui, sono ancora molti i brand che si sono ispirati al noto movimento per le collezioni A/I 23/24 e P/E 24. Vediamo quali.
La collezione autunno/inverno del brand Puppets and Puppets è ispirata a un film intitolato Dead Ringers, ma il pezzo cult è un accessorio: le borse che hanno cornette telefoniche al posto del manico. Gli abiti invece raffigurano un dipinto del 1783, “L’operazione” di Gaspare Traversi.
La collezione autunnale di Rabanne si intitola “Chasing Dreams”, ed è una sorta di viaggio nel subconscio. In passerella molti abiti lunghi con stampe di alcuni dei più celebri dipinti di Dalì, come “Sogno causato dal volo di un’ape intorno a una melagrana un attimo prima del risveglio” e “Ombre della notte che scende”. Non una casualità, infatti Julien Dossena, direttore creativo, ha deciso di celebrare il legame di Rabanne con Salvador Dalì. Dopo aver contattato la fondazione Gala e Salvador Dalì, ha chiesto di poter utilizzare cinque dipinti e alcuni gioielli dell’artista : un cuore d’oro sanguinante con pietre di rubino e un filo spinato utilizzato come collana, cintura e bracciale. Un tributo quasi dovuto, se ricordiamo cosa scriveva Dalì a proposito di Paco Rabanne: “È il secondo genio di Spagna, dopo di me”.
Da Loewe, invece, il direttore creativo JW Anderson ha voluto ingannare l’occhio con i suoi “fantasmi” con la collezione A/I 23/24: le camicie di raso sono sovrastampate con immagini sfocate anni ’40, lasciando vuoti i margini. L’inganno si fa ancora più presente quando vediamo sfilare completi ricoperti interamente da piume d’oca.
Infine Thom Browne ha portato in passerella per la stagione autunnale la fiaba “Il Piccolo Principe”. Modelli e modelle hanno sfilato con i volti chiusi all’interno di gabbie perché “l’essenziale è invisibile agli occhi”. Ai piedi scarpe con tacco a forma di orologio, che marcano il tempo. Le varie acconciature rimandano ai pianeti visitati dal piccolo principe. Un’atmosfera surreale.
Dunque, se lo scopo primario del surrealismo era quello di attirare l’attenzione e indurre l’osservatore a porsi delle domande come “E’ realtà o illusione?”, dobbiamo chiederci se anche oggi questa moda sia gioco e finzione o pura realtà. Vedremo questi look in giro per le strade della nostra città?
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